Come si fa a rimettersi in gioco nel mondo del lavoro? Come si fa a cercare un lavoro dopo che magari sono passati 5-6-10 anni dalla mia ultima esperienza lavorativa? E come faccio a cercare un lavoro part-time se nel resto del mio tempo ho deciso che voglio dedicarmi alla gestione famigliare? O ancora se voglio cambiare mansione?

Ho parlato della complessità di essere madre & lavoratrice nel precedente articolo (Diario di una madre nel 2023: maternità e vita professionale tra equilibri e domande aperte (counsellingspaziok.com), mentre oggi vorrei soffermarmi sui passaggi importanti per la ricerca di un nuovo lavoro.
La prima cosa da chiarire è trovare un obiettivo: sembra semplice sapere che lavoro voglio fare ma a volte, soprattutto se è passato del tempo, è facile pensare che "adattarsi" a qualsiasi lavoro sia più semplice.
In realtà non è così: capire per cosa sono portato, cosa mi piace e che lavoro desidero fare è un passaggio importante nel Bilancio di competenze; in questa fase infatti esploriamo aspirazioni, bisogni e facciamo un'analisi di cosa sia realmente possibile per la persona. Orientarsi è fondamentale nella ricerca del lavoro per tracciare un obiettivo che sia realistico ma anche che soddisfi il mio bisogno riferito al lavoro, qualunque esso sia!
Fatto questo, impostiamo e condividiamo come fare Ricerca attiva o scouting, quali sono i canali per cercare lavoro e le modalità più adatte rispetto al proprio profilo.

Infine ci prepariamo al colloquio di selezione. È un momento delicato perché viene vissuto come una valutazione, anche se spesso ci dimentichiamo che anche noi abbiamo la possibilità di scegliere e raccogliere informazioni. Al lavoro passiamo gran parte della nostra giornata è importante trovare un'ambiente di lavoro nel quale io mi senta a mio agio e che sento sia adatto a me!
Prepararsi significa avere in mente e ripercorrere le tappe professionali che ho percorso, le scelte che ho preso e il mio obiettivo attuale! Devo saper spiegare i passaggi da un’azienda all’altra e anche eventuali momenti di “sospensione” (come maternità, o anni sabbatici o periodi in cui mi sono presa cura di un famigliare) senza vergognarmene o inventando di aver fatto cose che non sono reali.
Le scelte che prendiamo raccontano molto di noi e dei nostri valori e non c’è niente di sbagliato in questo o di giudicabile! A volte i giudici più severi siamo noi! Come sarebbe se mi sentissi ok con la mia storia professionale?

Valentina Bramati